Avere incubi è un’esperienza universale. Tutti ricordiamo i nostri incubi, anche le persone che dicono che non sognano mai. Gli incubi aumentano in frequenza, intensità e vividezza nei periodi di transizione, crisi o evento traumatico. Come abbiamo visto, essi esagerano e drammatizzano le nostre paure, ma se cominciamo ad esplorarli, a cercare di capire i loro temi e i loro simboli, vediamo che iniziano ad allentare la presa. Scrivili, disegnali, esplorali, cerca di capirli, condividili e diventeranno fonte di consapevolezza. Quando abbiamo gli incubi significa che stiamo iniziando a far fronte alle sfide o transizioni della nostra vita. Gli incubi ci dicono come ce la stiamo cavando e dove siamo bloccati. Possono guidarci durante le fasi cruciali della nostra vita e ci preparano ad affrontare la vita reale attraverso l’esagerazione di eventi a cui dovremo far fronte o da cui ci stiamo riprendendo. Ci ispirano a stare all’erta a prendere precauzioni. Per quanto dolorosi possano essere, gli incubi costituiscono una delle fonti più dirette di autoconoscenza. In alcuni casi però la loro presenza si fa eccessivamente invadente a tal punto da diventare tossica. Secondo lo psicologo Alan Siegel, ciò avviene quando gli incubi:

  • ci mostrano scene estremamente violente, in cui siamo in pericolo di vita o vittime indifese

  • sono privi di ogni nostra reazione nel combattere o difenderci

  • sono emotivamente troppo dolorosi

  • sono ricorrenti, con stessa trama

  • hanno un forte impatto sulla vita da svegli causando ansia e tristezza

  • generano o peggiorano preesistenti disturbi del sonno perché si ha paura di dormire e rifare lo stesso incubo

  • continuano a ripetere un’esperienza traumatica così come l’abbiamo vissuta realmente (o in modo simile) senza dare segno di miglioramento.

In questi casi un aiuto professionale può essere necessario.